La partecipazione delle comunità locali alla tutela delle acque: il caso del Torrente Sangone

Lucrezia Magni

Parole chiave: Acque, Comunità locali, Partecipazione, Interazione pubblico-privata, Torrente Sangone

Keywords: Waters, Local communities, Participation, Public-Private Interaction, Sangone Stream

Abstract

IT) Questo articolo mira ad analizzare il ruolo dei cittadini nella tutela delle risorse idriche e l’apporto delle comunità locali come elemento imprescindibile per la salvaguardia delle acque e degli ambienti perifluviali in una logica di tipo “custodiale”, mediante un approccio “bottom up”. I Contratti di Fiume costituiscono il terreno fertile dove questa interazione tra pubblico e privato può affondare le sue radici e germogliare per “custodire” le risorse idriche. Questo approccio si ritrova nelle proposte del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone. Questo articolo vuole sostenere che la tutela delle acque non può più essere appannaggio esclusivo dei soggetti pubblici, ma richiede un’effettiva partecipazione di tutti soggetti portatori di interessi ancorati alla risorsa idrica.

EN) This article aims to analyze the role of citizens in the protection of water resources and the contribution of local communities as an indispensable element in safeguarding water and perifluvial environments in a “custodial” logic, through a “bottom up” approach. River Contracts are the fertile ground where this public-private interaction can take root and germinate to “guard” water resources. This approach is found in the proposals of the Sangone Creek Basin River Contract. This article seeks to argue that water protection can no longer be the exclusive preserve of public entities but requires effective participation of all stakeholders anchored in the water resource.

1. Il percorso del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone

L’art. 68-bis del d.lgs. 152 del 2006 definisce i Contratti di Fiume (CdF) come “strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree[1]; per poter comprendere la reale potenzialità dei CdF risulta necessario leggere la definizione normativa ut supra in combinato disposto con l’art. 118 comma 4 Cost., il quale, sancendo il principio di sussidiarietà orizzontale, afferma che “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Questa interpretazione consente al lettore di qualificare i CdF come quello strumento di tutela delle risorse idriche capace di conciliare la vita degli uomini e le loro esigenze con quella dei fiumi e di qualsiasi corso d’acqua, attraverso la partecipazione imprescindibile delle comunità locali che vivono i territori perifluviali. L’intervento dei privati nella gestione delle risorse idriche (Leone, 2024) è stato ampiamente valorizzato all’interno del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone, che è stato il primo a livello regionale e tra i primi a livello nazionale a raggiungere l’importante fase della sottoscrizione. Il Torrente Sangone costituisce un affluente di sinistra del Po che scorre in Piemonte, nasce dalle Rocce dei Mortai e si immette nel Po a sud della città di Torino. Il bacino idrografico è alquanto ampio in quanto si estende per 268 km2 e geograficamente presenta una forma particolare c.d. a “clessidra” a causa di un’incisione valliva in roccia.

All’inizio degli anni 2000 tale bacino idrografico era uno dei più compromessi sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi e infatti, era emersa sin da subito la necessità da parte della Provincia di Torino di attivare un piano di tutela del Torrente Sangone che coinvolgesse anche le comunità locali presenti in quei territori in quanto depositarie di conoscenze e competenze legate alla risorsa idrica. Questo coinvolgimento dei privati è stato possibile fin dal principio dal momento che si trattava di un contesto geografico in cui la concertazione e un dialogo sinergico tra le amministrazioni aderenti al Patto Territoriale del Sangone e le comunità locali costituivano già da tempo una pratica stabile.

Infatti, l’elemento che ha qualificato maggiormente il percorso per addivenire alla stesura del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone è stata proprio la consapevolezza dell’importanza della fase partecipativa antecedente alla stesura di uno Piano di Azione. Infatti, si è presa contezza del fatto che solamente il confronto tra i vari soggetti che operano sul territorio interessato sia effettivamente in grado di garantire un’azione più efficace in relazione agli obiettivi comuni di tutela, protezione e riqualificazione delle aree perifluviali e delle acque; alla luce di tale principio è stato attivato un tavolo di concertazione con lo scopo di individuare le criticità proprie del bacino idrografico del Torrente Sangone.

Infatti, l’iter che ha portato alla stesura del Contratto di Fiume Sangone è qualificabile come un vero e proprio processo di programmazione negoziata articolato in tre fasi di lavoro: attivazione, coinvolgimento e attuazione. La fase di attivazione è stata caratterizzata da alcune attività essenziali per la realizzazione di una proficua fase partecipativa, come per esempio, alcuni incontri di confronto con gli Enti interessati, interviste per la raccolta di informazioni, l’individuazione dei soggetti da coinvolgere, nonché la definizione e la condivisione del Piano di comunicazione rivolto alla comunità e la realizzazione di un Forum di discussione all’interno del sito web della Provincia di Torino.

La fase partecipativa ha costituito l’elemento maggiormente caratterizzante il percorso per addivenire alla sottoscrizione del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone; infatti, è stata indispensabile la mappatura non solo dei soggetti istituzionali, ma anche locali e privati presenti sul territorio, in quanto depositari di competenze e interessi ancorati alla risorsa idrica, nonché il coinvolgimento effettivo di famiglie, scuole e del mondo accademico mediante l’elaborazione e lo svolgimento di un progetto di educazione alla tutela dell’ambiente e delle acque, dal titolo “I.D.R.A. – Immaginare, Decidere, Riqualificare, Agire”.

Soggetti pubblici Provincia di Torino
Comunità Montana Val Sangone
ASSOT
Ente di Gestione del Parco Fluviale del Po’ tratto Torinese
Regione Piemonte
Comuni di: Beinasco, Bruino, Coazze, Giaveno, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Piossasco, Reano, Rivalta, Sangano, Torino, Trana, Valgioie, Villarbasse e Volvera
Consorzi Irrigui
ATO3 – Ambito Territoriale Ottimale Torinese
AIPO – Agenzia Interregionale per il Po’
ARPA Piemonte
Enti di ricerca CNR – IRPI
ENEA
Politecnico di Torino
Università di Torino, Alessandria e Bergamo
Associazioni Associazioni ambientaliste
Associazioni turistiche e culturali
Centri di educazione ambientale
Unione dei Consigli di Valle dei Pescatori della Provincia di Torino
Soggetti economici Associazioni di categoria
CSI Piemonte
IRIDE Energia
SMAT – Società Metropolitana Acque Torino
Soggetti privati Cittadinanza
Istituti scolastici locali
Liberi professionisti
Testate giornalistiche locali

Tab.1. Elenco soggetti che hanno partecipato al CdF Sangone.

Una volta individuati i soggetti da rendere partecipi per la stesura del Programma d’Azione, si è dato avvio al primo “Workshop di progettazione partecipata”, nel corso del quale sono state decise le macrotematiche da affrontare e approfondire all’interno di cinque Focus Group a cui hanno preso parte soggetti pubblici e privati. A tal proposito giova richiamare il Workshop di progettazione partecipata, dal titolo “Verso il Contratto di Fiume del Bacino idrografico del Torrente Sangone”, che ha costituito un’occasione fondamentale di dibattito e confronto non solo tra le istituzioni coinvolte, ma in particolare con i soggetti locali portatori di interessi con lo scopo di individuare azioni fondamentali e soprattutto condivise per la riqualificazione e la valorizzazione sia in termini economici sia paesaggistici dell’intero territorio perifluviale del Torrente Sangone; in questo modo è stata realizzata una vera e propria cooperazione tra pubblico e privato. I gruppi tematici di lavoro hanno cooperato al fine di condividere e implementare sia le possibili azioni esperibili sia i soggetti da coinvolgere per la loro esecuzione e, all’esito di tale interazione sinergica sono emerse alcune priorità comuni quali, per esempio, la necessità, nella progettazione degli interventi di riqualificazione e recupero, di garantire i valori ambientali (come previsto dalla Direttiva 2000/60/CE[2]). Alla luce delle risultanze che sono emerse all’esito del primo Workshop di progettazione partecipata sono state delineate cinque macroaree su cui intervenire: “la qualità ambientale del corso d’acqua, la portata idrica adeguata in alveo, la difesa idraulica, il recupero della qualità ambientale e la promozione integrata di iniziative di fruizione ed eventi di sensibilizzazione” (Assot, Provincia Di Torino, Regione Piemonte, Sferalab, Zugolaro C., Betta G., Porro E., et al., 2010) Per ciascuna di tali tematiche è stato predisposto un Focus Group di discussione al fine di individuare e condividere azioni e attività, mediante un approccio di tipo bottom up (Parisio V., 2023), per cercare di risolvere le criticità proprie dell’area del bacino del Sangone. Ogni Focus Group ha rappresentato il punto di partenza per la stesura del Piano d’Azione del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone, quale risultato finale di un processo di confronto e di dialogo con tutti i soggetti portatori di interessi. Di particolare rilievo è stato il coinvolgimento dei soggetti privati nell’ambito del secondo Focus Group relativo alla portata idrica adeguata in alveo. La situazione di scarsità della portata idrica dipendeva sia dalla dimensione ex se limitata del bacino, sia dal fatto che venivano eseguiti numerosi prelievi idrici per uso irriguo sia nel tratto vallivo sia nel tratto montano del Sangone. Per far fronte a tale criticità la Provincia di Torino ha da subito svolto un’attività di revisione delle concessioni irrigue preventivamente approvate in quell’area attraverso una nuova valutazione della superficie irrigua e del reale fabbisogno irriguo richiesto per le colture svolte in quel determinato momento. Tuttavia, la maggior interazione pubblico-privata è stata realizzata nell’ambito del quinto Focus Group, relativo alla promozione integrata di iniziative di fruizione, eventi di sensibilizzazione e valorizzazione dell’area del Torrente Sangone; esso ha costituito il centro di maggior interesse per lo sviluppo di azioni condivise, tutte individuate nel dialogo e nella cooperazione tra soggetti pubblici e privati, depositari di interessi ancorati alla risorsa idrica del Sangone. Questo Focus Group ha attenzionato una tematica che contraddistingue i CdF, ossia la partecipazione da parte sia dei soggetti pubblici sia delle comunità locali al fine di individuare delle attività che possano incidere in modo positivo sulla tutela e sulla salvaguardia del bacino idrografico del Torrente Sangone. In questo modo è emerso il ruolo dei CdF come strumenti volontari di programmazione negoziata, in grado di promuovere un’ampia e inclusiva partecipazione, di tutti i soggetti coinvolti, sia pubblici sia privati. Nello specifico il quinto Focus Group ha posto la sua attenzione su due temi principali: il collegamento delle piste ciclabili presenti sul territorio e delle aree attrezzate e la connessione degli eventi fruitivi presenti in quella determinata area. Sono state scelte tali tematiche dal momento che si è ritenuto che la riqualificazione dell’ambiente fluviale rappresentasse un’opportunità di sviluppo sociale, economico e culturale per il territorio del bacino; infatti, è la stessa promozione locale incentrata sulla presenza del corso d’acqua, che può contribuire ad aumentare la percezione del torrente come elemento di valore per la comunità.

Inoltre, tutti i soggetti facenti parte del quinto Focus Group si sono concentrati altresì sulla creazione di un collegamento tra le attività didattiche e le attività di informazione e di sensibilizzazione ambientale con particolare riguardo alle risorse idriche del territorio in esame al fine di creare un sentimento di partecipazione alla gestione e alla protezione delle acque sin dai membri “più piccoli” delle comunità locali.

Focus group n. 1 Qualità ambientale del corso d’acqua
Focus group n. 2 Portata idrica adeguata in alveo
Focus group n. 3 Difesa idraulica
Focus group n. 4 Recupero della qualità ambientale del bacino
Focus group n. 5 Promozione integrata di iniziative di fruizione ed eventi di sensibilizzazione

Tab.2. Aree tematiche affrontate nei Focus Group.

2. La componente partecipativa nel CdF Sangone: il progetto “I.D.R.A.”

L’elemento che ha caratterizzato ciascuno dei cinque Focus Group sopradescritti, nonché il processo per addivenire alla sottoscrizione del CdF del Torrente Sangone è stata l’effettiva partecipazione di soggetti pubblici e privati, nonché un approccio sinergico e condiviso al fine di elaborare soluzioni efficaci per la salvaguardia del bacino idrografico del Sangone e di tutte le risorse idriche dell’area interessata. Infatti, al processo partecipativo hanno aderito Enti, associazioni, soggetti pubblici in generale e privati cittadini, tutti accumunati dalla volontà di gestire e amministrare la risorsa idrica del Torrente Sangone in modo condiviso. Al fine di garantire una reale ed effettiva partecipazione di tutti i portatori di interesse al processo di sottoscrizione del Contratto e, in particolare, il coinvolgimento della società civile, degli istituti scolastici e del mondo accademico è stato sviluppato un progetto di sensibilizzazione ambientale dal titolo “I.D.R.A.”, il quale è stato successivamente articolato in due edizioni. Tale progetto affonda le sue radici in un gruppo stabile di soggetti locali accumunati dall’impegno di avviare una pianificazione strategica partecipata al fine di custodire l’area territoriale del bacino del Torrente Sangone. Questo progetto ha rappresentato una vera e propria metodologia innovativa di governance del territorio (Parisio V., 2023) perifluviale del Sangone e ha permesso di realizzare in quell’area determinata un dialogo e un confronto con le comunità locali al fine di individuare la forma più adatta di gestione delle risorse ambientali e idriche in base all’esigenze proprie di quel luogo. Il progetto I.D.R.A. ha avuto un ruolo determinante nella redazione del Piano d’Azione del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone in quanto ha consentito di consolidare un effettivo coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali, della cittadinanza, delle scuole e del mondo accademico attraverso attività di confronto, dialogo e di cooperazione nella realizzazione di azioni e interventi per la tutela del Sangone. Tale progetto si è svolto in due differenti edizioni, ciascuna delle quali si è concentrata sul coinvolgimento di una particolare categoria di soggetti: dapprima i giovani e, successivamente, la popolazione locale e il mondo accademico.

2.1 Prima edizione: il coinvolgimento delle scuole

La prima edizione del progetto I.D.R.A. ha coinvolto per lo più le amministrazioni locali e gli studenti delle scuole superiori. In un primo momento sono stati organizzati molteplici incontri con gli insegnanti di natura informativa e conoscitiva in relazione al tema generale dei Contratti di Fiume come strumenti innovativi di tutela delle acque. Dopodiché è stata compiuta un’indagine pratica attraverso il coinvolgimento per la prima volta degli studenti e delle loro famiglie a cui è stato chiesto di compilare un questionario al fine di comprendere quale fosse la loro percezione del paesaggio fluviale e delle aree circostanti il bacino del Sangone. Dall’analisi dei risultati raccolti è stato rilevato che più del 50% dei ragazzi ha una visione più che positiva del paesaggio perifluviale, mentre le famiglie degli studenti hanno evidenziato come la qualità del territorio perifluviale del Torrente Sangone sia alquanto compromessa a causa soprattutto dell’elevato grado di inquinamento delle acque, dell’eccessivo e non controllato sviluppo delle aree urbanizzate e dell’ingente abbandono di rifiuti.

A seguito di questa prima analisi, è stata chiesta un’effettiva partecipazione attiva degli studenti nel percorso per giungere al Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone mediante il Concorso di Idee “Un’immagine per il Sangone” attraverso il quale si voleva individuare un logo mediante il quale contraddistinguere il CdF del Torrente Sangone. Alla luce dell’ampia partecipazione degli studenti si è voluto dare loro ancora più spazio attraverso un Workshop di Progettazione Partecipata nel corso del quale i ragazzi, tramite il confronto e il dialogo, hanno proposto varie idee e hanno ricercato delle soluzioni in relazione alla gestione sostenibile del territorio in cui vivono. Questo Workshop è stato essenziale per poter garantire un ampio coinvolgimento degli studenti con lo scopo di attribuire maggior rilievo alle loro proposte, alle loro iniziative per il raggiungimento del miglioramento ambientale e fruitivo del bacino del Torrente Sangone; ciò è stato possibile anche grazie a una metodologia innovativa, detta E.A.S.W. (European Awarness Scenario Workshop[3]) la quale ha come funzione principale la stimolazione del dialogo e del confronto tra più soggetti in modo tale da pervenire a una soluzione effettivamente condivisa in un determinato lasso di tempo. Questo metodo costituisce l’estrinsecazione dell’approccio bottom up dal momento che prevede lo scambio di idee, di opinioni, la proposizione di possibili soluzioni in relazione al tema in oggetto, nonché la proposta di misure e azioni concrete provenienti dal basso, per il raggiungimento dello scopo prefissato. Gli studenti si sono concentrati sull’evidente necessità e urgenza di agire sui livelli di inquinamento delle acque del fiume al fine di rendere tale area maggiormente fruibile da parte di tutta la cittadinanza. Alla luce dei risultati finali di questo progetto e, soprattutto, in virtù dell’ampio interesse manifestato dagli studenti a riguardo, le scuole hanno manifestato la volontà di prendere parte attivamente ad attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale.

2.2 Seconda edizione: il coinvolgimento del mondo accademico e della popolazione locale

La seconda edizione del Progetto “I.D.R.A.” ha coinvolto principalmente la comunità e ha avviato un dialogo sinergico con il mondo accademico, nello specifico con le Facoltà di Architettura e di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Torino e con il Politecnico di Torino. La seconda edizione del progetto ha avuto come scopo principale quello di diffondere la nozione di Contratto di Fiume su tutto il territorio interessato come effettivo strumento di tutela delle acque, nonché quello di riconoscere alla fase di coinvolgimento un ruolo essenziale sia per la stesura del Piano d’Azione, che sia realmente l’esito di una collaborazione tra soggetti pubblici e privati. La principale attività svolta nell’arco di questa seconda edizione è stata sicuramente un workshop per gli studenti universitari che ha costituito un momento fondamentale per la realizzazione di una progettazione partecipata interdisciplinare mediante gruppi di lavoro per la tutela del bacino del Torrente Sangone. Ogni gruppo ha selezionato una specifica area di interesse del bacino del Sangone e ne ha esaminate le caratteristiche sia a livello ecosistemico sia a livello insediativo elaborando dei possibili interventi per riqualificare e valorizzare tali territori. Da subito è emersa la potenzialità delle proposte progettuali elaborate dagli studenti come strumenti utili e fondamentali per la stesura sia del Piano d’Azione sia del CdF del Bacino del Torrente Sangone quali espressioni di scelte condivise da tutti i soggetti portatori di interessi. Questo processo partecipativo e integrato di dialogo e di confronto tra tutti i soggetti coinvolti ha consentito di pervenire all’elaborazione di un primo Piano d’Azione concernente tre linee strategiche, cinque obiettivi generali e azioni condivise per la riqualificazione del bacino idrografico del Sangone che altro non sono che il precipitato delle osservazioni, delle considerazioni e delle idee emerse nel corso di questa fase di coinvolgimento di tutti i soggetti portatori di interesse, pubblici e privati.

3. Brevi considerazioni conclusive

L’importanza della fase partecipativa e del maggior rilievo attribuito al coinvolgimento di tutta la cittadinanza è risultato evidente dalla prima e dalla seconda edizione del progetto “I.D.R.A.”, all’esito delle quali è emerso un sentimento di consapevolezza rispetto alla necessità di promuovere iniziative integrate di confronto per realizzare un sistema di tutela delle risorse idriche realmente efficace. Tuttavia, un elemento essenziale per raggiungere tale obiettivo è che le comunità locali si riapproprino delle aree perifluviali e riscoprano quel legame inscindibile tra uomo e acqua che per lungo tempo non era stato più valorizzato, in quanto le acque e i fiumi in particolare erano stati percepiti per molto tempo come una “risorsa” e non come “un bene da custodire” (Boscolo, 2012). Nel caso del Torrente Sangone, l’ampio processo partecipativo di confronto e dialogo non solo con soggetti pubblici, ma anche e soprattutto con le comunità locali, è stato fondamentale per giungere alla definizione di un primo Piano d’Azione che raccogliesse realmente le istanze che la cittadinanza aveva individuato e le azioni che il territorio ha condiviso. Pertanto, risulta necessario evidenziare come il CdF del Bacino del Torrente Sangone abbia rappresentato un’esperienza innovativa per il percorso che è stato svolto e seguito per addivenire alla sua sottoscrizione, dal momento che per la prima volta tutti i soggetti portatori di interesse e le comunità locali sono stati coinvolti in tutto l’iter del CdF del Sangone fin dal principio, al fine di individuare soluzioni maggiormente efficaci e soprattutto condivise e nate in un dialogo costante con la popolazione coinvolta per realizzare una tutela pregnante del bacino idrico del Torrente Sangone. Questa esperienza permette di comprendere il valore e l’importanza della partnership pubblico-privata nella tutela delle risorse idriche, in quanto il coinvolgimento della cittadinanza, delle comunità e degli stakeholders oggi è diventato una componente essenziale e imprescindibile per la salvaguardia delle acque e dell’ambiente; l’approccio bottom up, dal basso verso l’alto, consente di attuare una tutela che sia attenta ai bisogni specifici di quel singolo luogo, così come vengono percepiti dalle comunità residenti in quei territori, in modo da realizzare una tutela maggiormente efficace per ciascun bacino idrico presente in Italia. In conclusione, è possibile affermare il ruolo centrale che il fiume può assumere per una comunità, depositaria di conoscenze e di informazioni essenziali per custodire e tutelare efficacemente quella particolare area perifluviale e dunque risulta oramai necessario affermare che la tutela delle risorse idriche non può più essere appannaggio esclusivo dei soggetti pubblici, ma richiede un’effettiva partecipazione di tutti quei soggetti (anche privati) portatori di competenze e di interessi legati alla risorsa idrica.

 

Riferimenti bibliografici:

Assot, Provincia Di Torino, Regione Piemonte, Sferalab, Zugolaro C., Betta G., Porro E., et al. (2010) Il Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone, in Regione.piemonte.it, pp. 73-93.

Bastiani M., Mazzuca S., Scanu G. (a cura di) (2019). Coinvolgimento e partecipazione dei portatori d’interesse. Approcci, metodi e strumenti per i processi di Contratto di Fiume, in Creiamo Pa.

Boscolo E. (2012). Le politiche idriche nella stagione della scarsità, Milano, p. 72.

Id. (2022). Politiche idriche adattative nella stagione della scarsità. Dall’emergenza alla regolazione, in Piemonte delle autonomie.

Leone C. (2024). I Contratti di Fiume negli argini del diritto amministrativo, Napoli.

Leone C. (2024). I Contratti di Fiume nell’alveo del diritto amministrativo, Milano, p. 69.

Ostrom E. (2010). Working Together, Collective Action, the Commons, and Multiple Methods in Pratice, in Princeton University Press.

Parisio V. (2023). Risorse idriche, Contratti di Fiume e amministrazione condivisa, in Federalismi.it, pp. 177 e 182.

Portera A. (2017). I Contratti di Fiume, in Federalismi.it, pp. 2 e 7.

  1. L’art. 68-bis del d.lgs. 152 del 2006 è stato introdotto con la legge n. 221 del 2015.
  2. La Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (DQA) ha istituito un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque interne superficiali, di transizione, costiere e sotterranee, perseguendo scopi che riguardano tanto il profilo ambientale quanto quello più prettamente economico e sociale della gestione della risorsa.
  3. L’European Awarness Scenario Workshop (EASW) è un’attività propria del programma c.d. “Innovation” del 1994, il quale ha lo scopo di individuare potenziali nuovi interventi ed esperimenti sociali per favorire un ambiente fertile per l’innovazione in Europa.