Il progetto urbanistico: concetti chiave

Francesca Paola Mondelli, Elisabetta Vacca

Le intenzioni progettuali dell’urbanistica e della architettura moderne […] si configurano principalmente come tentativo di dominio del divenire, come volontà che il nuovo si adegui ad un ordine previsto, come visione anticipata di ciò che ancora non esiste e che può essere diversamente nominato.

Urbanistica ed architettura moderne divengono così programma di ricerca scientifica: tentativo di rielaborare il dato dell’esperienza entro una struttura teorica e tecnica in grado di prevedere e perciò dominare il fluire degli eventi e la struttura delle relazioni che tra essi intercorrono.

Bernardo Secchi

Lo sguardo dell’urbanista che attraversa il contesto territoriale proposto dal Laboratorio di progettazione 3M interpreta alle varie scale le modalità insediative e le relative razionalità di funzionamento che hanno segnato lo sviluppo disordinato di un ampio lembo di Agro romano, coordinato e strutturato dalla presenza di antiche e moderne infrastrutture lineari. Il fine ultimo è quello di pervenire a un progetto urbanistico verosimile, che tenti di assegnare un nome proprio alle retoriche condivise del momento – oggi accessibilità, policentrismo, resilienza, sostenibilità, abitabilità – grazie alla definizione di figure in grado di ‘far vedere’ il futuro, ovvero configurazioni dello spazio fisico particolari e specifiche, ma nello stesso tempo lasche (Gabellini, 2011).

Dal punto di vista operativo, l’approccio metodologico individuato richiede la messa a fuoco di alcuni punti chiave:

  1. Attraversare le scale: riconoscere nel problema dimensionale e della scala il nodo peculiare di qualsiasi intervento sul territorio. Confrontare le diverse scale, affrontandole simultaneamente, permette di portare avanti un processo unitario e compiuto che garantisca un controllo formale alla scala dei diversi ambiti di intervento, al fine di tenere in relazione reciproca il globale con il locale, il territorio con il dettaglio;
  2. Intravedere piuttosto che distinguere: riconoscere il ruolo dell’analisi come primo atto progettuale significa individuare originali strumenti di lettura del territorio per rintracciare nella situazione esistente e nelle preesistenze gli spunti da cui derivare i fondamenti del progetto; significa allenare uno sguardo diverso, che permette di cogliere ciò che non è immediatamente visibile dietro le qualità materiali e formali di un luogo;
  3. Progettare le relazioni: sviluppare una strategia progettuale che faccia leva sulle dinamiche trasformative in atto per ricostruire un significato dei luoghi e una loro fruizione e che riconosca nei confini dell’area di progetto le opportunità per concatenare e mettere in relazione tutti i sistemi;
  4. Pensare sostenibile: riconoscere il principio della sostenibilità nella dimensione dell’intervento a partire dalle risorse dei luoghi, guidare le trasformazioni attraverso operazioni semantiche più che strutturali per dare continuità a logiche esistenti e tendenze virtuose in atto.

Il quadro metodologico delineato esalta il carattere dell’urbanistica come forma di produzione della conoscenza del territorio e sul territorio orientata ad un’azione, sia nella chiave della tutela che in quella della trasformazione: un sapere pratico finalizzato al benessere collettivo e al miglioramento delle condizioni di vita attuali e delle generazioni future (Tosi, 2006).

Analizzare il territorio, rileggere la città

La visione urbanistica ha essenzialmente lo scopo ed il compito di tenere allenata la mente all’esercizio di avvicinare ed allontanare lo sguardo dall’area di studio. La tendenza, infatti, per gli studenti che progettano un’architettura, è spesso quella di stringere il focus sull’area prossima al sito di progetto, ignorando, o più ingenuamente non considerando, le ripercussioni del loro intervento architettonico alla scala di parte urbana e della città. Questo aspetto è ancor più evidente se l’architettura in questione è una stazione ferroviaria, infrastruttura della mobilità per eccellenza, luogo di connessione, scambio, ingresso alla città.

Di conseguenza, fondamentale è esercitare gli studenti (o meglio, i progettisti) ad avere una visione di scala territoriale, tenendo anzitutto conto della interconnessione che si produce fra le tre aree di studio tenute insieme dalle grandi infrastrutture lineari della ferrovia, della via Appia Antica e della via Tuscolana.

La scala territoriale

Nella prima fase si conduce una analisi alla scala territoriale organizzata secondo livelli tematici. L’obiettivo è produrre un quadro conoscitivo ed interpretativo dell’area di studio nella sua interezza, che privilegi il trattamento di una dominante tematica, mantenendo saldo il denominatore comune della matrice infrastrutturale che organizza il territorio: trasformazione; tessuti; ecologia; centralità. Il tema della trasformazione indaga lo sviluppo della città, individua la crescita avvenuta entro e fuori dal quadro pianificatorio, rilegge i Piani di Roma intercettandone gli esiti nelle forme della città contemporanea ed evidenzia, per sottrazione, le parti urbane di natura spontanea; tematizzare la trasformazione significa concentrare lo sguardo sull’evoluzione storica dei tessuti e delle infrastrutture, e spingerli ad interrogarsi su come la città abbia prodotto i contesti in cui si trovano ad intervenire. Il tema dei tessuti raccoglie le analisi morfo-tipologiche condotte su tutta l’area di studio, identificando le maglie urbane e i pattern insediativi che si densificano o si diradano in relazione alle situazioni differenti; si ricerca, dunque, il riconoscimento delle continuità e discontinuità dei tessuti, l’individuazione di punti (landmark, emergenze di rilevanza storica), linee (tracciati storici e contemporanei, elementi archeologici lineari) e superfici (aree di interesse, individuate anche mediante lo studio della Carta della Qualità), con l’obiettivo di produrre schemi diagrammatici sulle tipologie edilizie, sulle morfologie e densità urbane. Il tema dell’ecologia si focalizza maggiormente sugli spazi aperti della città, tenendo conto della forte impronta che il Parco dell’Appia antica imprime sul settore urbano oggetto di studio; come per i tessuti, anche in questo caso si ricercano continuità e discontinuità, si individuando gli elementi caratterizzanti il sistema ambientale, si tracciano i sistemi delle aree protette e dei parchi, con lo scopo di ricomporre gli spazi ed evidenziare le diverse dimensioni attraverso cui si struttura la rete ecologica; fondamentale, per questa analisi tematica, è lo studio dell’uso del suolo attraverso la CUS, così come l’analisi del Piano del Parco dell’Appia antica e della Rete Ecologica del PRG di Roma. Il tema delle centralità, infine, intende lavorare parallelamente sulla definizione e approfondimento delle centralità, sia locali che urbane, così come individuate dal PRG, e parallelamente su una loro possibile ridefinizione attraverso la ricerca, nell’area di studio, degli elementi che già esprimono o potenzialmente assumono il ruolo di centralità; si intende quindi rintracciare i servizi che lavorano alle diverse scale, analizzare le densità sia dal punto di vista demografico, sia dal punto di vista dell’aggregazione degli usi, al fine di integrare, attraverso il progetto, quei tasselli mancanti per la materializzazione di vere e proprie centralità, sia locali che urbane.

La scala intermedia

A questo lavoro svolto alla scala territoriale, succede una fase di analisi a scala intermedia, in cui vengono ricomposti i diversi livelli tematici per consentire una lettura completa dell’ambito urbano pertinente ad ogni progetto. L’analisi svolta in questa fase consente una rilettura dei contesti in modo da incrociare ciascuna delle dominanti tematiche, pervenendo, dunque ad una sintesi che è propedeutica al progetto. L’approfondimento restituisce l’immagine di ciascuna area mostrando le forti variazioni che intercorrono fra i tre contesti che si susseguono lungo la linea ferroviaria: Selinunte, che si presta a divenire luogo di connessione fra la città densa e il parco di Tor Fiscale; Statuario, inclusa fra grandi aree verdi che determinano una forte discontinuità dei tessuti; Torricola, dove la densità urbana è ormai rarefatta e si stenta a trovare elementi condensatori di ‘centralità’.

Scenari

L’elaborazione di carte interpretative alla scala intermedia, frutto di operazioni di sovrapposizione e selezione a partire dai risultati delle analisi territoriali, permette di approdare ad un elaborato di sintesi strategico-progettuale variamente interpretabile e definibile: masterplan, tavola manifesto, schema direttore, schema di assetto, figura territoriale. Si tratta di un documento di grande formato dal carattere selettivo, sintetico e comunicativo che precede contenuti propriamente progettuali ed enuncia le strategie direttamente traducibili in azioni.

La figura territoriale si caratterizza per la presenza di un’immagine guida, che – supportata da testi, disegni ed approfondimenti – rappresenta l’evoluzione guardando soprattutto allo spazio aperto e alle occasioni di rifunzionalizzazione; una figura dello sguardo (Secchi, 1995), che non solo descrive lo spazio contemporaneo ma si propone di rinnovarlo contenendo in nuce un’utopia, una rappresentazione della società e dei suoi possibili itinerari (Secchi, 1995).

La via di fuga individuata dall’elaborato strategico-progettuale costituisce una direzione verosimile per le trasformazioni e intende ricondurre i progetti puntuali individuati ad una vision, ad un progetto unitario. Tra tutte le azioni possibili viene operata una scelta fornendo una risposta alla domanda cosa accadrebbe se? attraverso l’elaborazione di scenari alternativi di lungo periodo.

Senso e ruolo dello spazio “tra le cose”

Le reti della mobilità, le reti ecologiche, le reti di servizi e attrezzature articolati alle diverse scale costituiscono l’indispensabile supporto delle relazioni e degli scambi, e ad esse viene affidata la possibilità di interrompere isolamenti e disseminare effetti positivi.

Lo spazio aperto, in particolare modo quello di uso pubblico, residuale e spesso dilatato e al contempo flessibile e disponibile ad attività molteplici, garantisce continuità spaziale costituendosi infrastruttura potenziale (Gabellini, 2011), nel tentativo di contrastare la frammentarietà provocata da reti concepite in un’ottica prevalentemente funzionale.

Inoltre, i tessuti diradati e gli ampi spazi vuoti si offrono per l’introduzione di funzioni utili alla rivitalizzazione di contesti spesso privi di luoghi di riferimento collettivo. Metterne in atto le potenzialità rilevate richiede la costruzione di nuove reti di relazioni: con i sistemi ambientale e paesaggistico, con il sistema dei luoghi centrali (alle scale locale, urbana e metropolitana), con il sistema della mobilità e del trasporto pubblico.

Il contesto territoriale considerato ha pertanto fatto emergere la possibilità di legare gli episodi insediativi in sequenze di spazi significanti, spingendo il progetto urbanistico a farsi progetto di suolo, che non si oppone all’oggetto architettonico, e neppure ne costituisce un complemento. Il progetto di suolo è progetto tridimensionale anche se non implica necessariamente volumi edificati (Secchi B. – Citazione in Fini, 2015).

Lo spazio “fra le cose” arriva a costituire una vasta e complessa struttura ambientale immaginabile come una vera e propria infrastruttura territoriale e urbana.

Riferimenti bibliografici

Fini G. (a cura di), Bernardo Secchi. Il futuro si costruisce giorno per giorno, riflessioni su spazio, società e progetto, Donzelli Editore, Roma, 2015.

Gabellini P., Fare urbanistica, Carocci, Roma, 2011.

Secchi B., Figure del rinnovo urbano, in Casabella n.614, pp 16-17, Milano, luglio-agosto, 1994.

Tosi M.C., Di cosa parliamo quando parliamo di urbanistica?, Meltemi, 2006.